
Desiderio, sessualità, piacere, sono argomenti delicati che riguardano sfere personali molto intime. Sono stati per secoli dominio di poeti, di artisti e, come afferma Anthony Giddens, sociologo britannico contemporaneo, “portano l'impronta di 2000 anni di cristianesimo”.
Tuttavia, il sesso è anche parte del processo d'amore e della procreazione, è fondamentale per la conservazione e lo sviluppo della specie umana, e come “attività sessuale umana” può essere studiato, classificato e diventare un fenomeno collettivo e sociale.
In altre parole la sessualità assume connotati diversi in base al punto di vista dal quale la si guarda: può essere romantica, volgare, funzionale, disfunzionale, e così via.
Come fenomeno collettivo viaggia in parallelo con le questioni sociali ed è soggetta all'effetto plastico del tempo. In questo senso, negli ultimi anni abbiamo assistito a una parziale depurazione morale della sessualità. Ma, sebbene se ne parli molto di più, l'argomento non manca di creare sempre un certo turbamento, che da un lato testimonia il disorientamento nel sentire l'energia che il sesso è in grado di agire sul piano fisico e su quello non fisico, e dall'altro evidenzia le cementificazioni cui il sesso è stato soggetto fino agli anni '70.
L'atteggiamento nei confronti della sessualità ha iniziato il suo processo di cambiamento negli anni '50 e, grazie a studi pionieristici che hanno aperto la strada a un approccio scientifico nei confronti di questi argomenti. Oggi possiamo discutere con maggiore facilità di desiderio, sesso e piacere, ma anche se l'atteggiamento nei confronti di questi argomenti è diventato più aperto e molto è stato chiarito, vi è ancora confusione, testimoniata dalla persistenza di tabù e falsi miti.
D. - Quali sono gli studi che hanno cambiato l'approccio a sesso e desiderio?
R. - Il sesso, in termini di funzionamento biologico, ha ottenuto dignità in occidente solo con Alfred Kinsey (1894 – 1956), biologo presso l'Università dell'Indiana.
A cavallo tra gli anni '30 e '40 del Novecento, Kinsley ha intervistato circa 18.000 americani sulle loro esperienze sessuali, sistematizzando i dati raccolti secondo un metodo che oggi chiameremmo "statistico", ovvero mettendo in relazione le abitudini sessuali con la salute e lo stile di vita e raccogliendo questi rapporti in due grossi volumi intitolati rispettivamente Sexual Behaviour in the Human Male (Il comportamento sessuale dell'uomo; 1948) e Sexual Behaviour in the Human Female (Il comportamento sessuale della donna; 1953).
Kinsley è considerato il pioniere della rivoluzione sessuale americana e grazie a lui negli anni '50 in America l'atteggiamento nei confronti della sessualità subì profonde trasformazioni.
Kinsey era guidato da profonde motivazioni personali: cresciuto in un'America puritana e immerso nel fanatismo religioso a causa di genitori troppo rigidi (il padre era pastore battista), si orientò alla sessualità umana sotto forma di scienza epidemiologica.
I suoi studi sono stati così significativi che nel 1947 gli fu intitolato un istituto dove ancora oggi si continuano ad analizzare i dati da lui raccolti in quella che viene considerata, per l'epoca, la più ambiziosa statistica esistente.
La sua metodologia ha contribuito a dar vita a uno dei più grandi istituti statistici sui comportamenti sessuali del mondo, il Natsal (National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles), l'istituto britannico che elabora statistiche sulla relazione tra comportamenti sessuali, salute e i moderni stili di vita, che negli anni '90 ha contribuito ad esempio alla messa a punto di strategie per arginare l'AIDS.
Memori degli studi di Kinsey, negli anni '50 William Master e Virginia Johnson condussero in segreto delle ricerche più esplicitamente anatomiche, sottoponendo più di 700 volontari ad un monitoraggio clinico.
Master era un ginecologo e si interessava di infertilità. Virginia Johnson iniziò a lavorare con lui come segretaria, ma nel tempo, accompagnandolo nei suoi studi, si appassionò e diventò sessuologa. I loro studi rilevarono per la prima volta nella storia le risposte fisiche umane durante il sesso.
In sostanza, i partecipanti alla sperimentazione si masturbavano o avevano rapporti sessuali nel laboratorio, permettendo ai due scienziati di misurare valori come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e monitorare l'andamento dei parametri vitali durante l'atto sessuale. Ciò li portò ad individuare 4 fasi della risposta sessuale (eccitamento, plateau, orgasmo e risoluzione). I loro studi furono raccolti nel 1966 in un volume intitolato L'atto sessuale nell'uomo e nella donna (Human Sexual Response).
Tuttavia, ad un certo punto della loro carriera, i due erano disaccordo sulla genesi dell'atto sessuale in sé. La dottoressa Johnson riteneva, infatti, che non potesse iniziare d'emblée con l'eccitazione, ma che essa richiedesse una fase preliminare, a cui dava il nome di "fase sensoriale". Master rifiutava questa intuizione poiché lontana - allora - dal poter essere dimostrata con il metodo scientifico.
Solo negli anni '70 l'intuizione della dottoressa Johnson trovò una conferma, nell'ambito dei grandi cambiamenti promossi dal femminismo, che negli Stati Uniti fu attivo promotore della rivoluzione sessuale (mentre in Italia era maggiormente orientato ad una liberazione delle donne dalla tirannide maschile e dal patriarcato familiare).
La dottoressa Helen Kaplan, psichiatra e sessuologa, sviluppò gli studi di Kinsey e di Master e Johnson aggiungendo al ciclo di risposta sessuale una fase non associata strettamente a fattori fisici, ovvero il desiderio. Tale fase corrispondeva alla fase sensoriale definita da Virginia Johnson. Il modello della Kaplan prevede quindi 5 fasi nella risposta sessuale: desiderio, eccitazione, plateau, orgasmo e risoluzione.
Infine, nel 2000, Rosemary Basson ha introdotto un nuovo modello di risposta sessuale femminile, definito “circolare”, basato sul dato che le donne possono decidere di avere rapporti sessuali anche per motivi diversi dalla sola risposta al desiderio sessuale (ad esempio per ottenere intimità, approfondire una relazione, per gestire la tensione o comunicare i loro sentimenti etc.) e che in questi casi esse giungono alla fase del desiderio sessuale dopo aver sperimentato la stimolazione sessuale e l’eccitazione (desiderio responsivo). Introdotto inizialmente nell’ambito della sessualità femminile, questo modello è stato poi esteso anche alla sessualità maschile.
Negli anni '50 è quindi partito un cambiamento culturale rispetto alla sessualità umana che, grazie anche al supporto tecnico e strumentale più recente, ha migliorato, approfondito e sistematizzato le conoscenze sull'atto sessuale sia da un punto di vista fisiologico che fisiopatologico, maschile e femminile.
La divisione in fasi della risposta sessuale, inoltre, ha permesso di sviluppare metodi di analisi e cura specifici per le alterazioni di ognuna delle fasi, migliorando la salute di uomini e donne.
D. Come funziona ciascuna delle fasi di risposta sessuale?
R. - Il desiderio è la prima fase e si verifica in risposta a stimoli interni o esterni, sotto forma di fantasie sessuali e con la spinta ad intraprendere attività sessuali. Questa fase può venir meno oppure essere poco attiva o addirittura manifestarsi come una vera e propria avversione sessuale in caso di patologie.
Da un punto di vista strettamente fisiologico, la fase del desiderio deve poggiare su un substrato biochimico. Cioè i centri neurologici che la gestiscono devono essere attivati da una regolare cascata consequenziale di attivazione neuro-ormonale: ci deve essere un adeguato livello di testosterone, un giusto equilibrio di coppia e l'assenza di altri malesseri.
La seconda fase della risposta sessuale è l'eccitazione, che porta in sé la nascita delle sensazioni erotiche, è il momento dell'erezione nell'uomo e della lubrificazione vaginale nella donna. Queste però sono solo le manifestazioni più evidenti e conosciute dell'eccitazione. Ad esse si accompagnano, nell'uomo, l'ingrossamento della pelle dello scroto e dei testicoli; nella donna l'erezione del glande clitorideo e del clitoride stesso, l'innalzamento dell'utero, l'ingrossamento del seno. Per entrambi i sessi c'è l'erezione dei capezzoli e l'aumento della frequenza cardiaca.
Questa attivazione coinvolge diversi sistemi: da quello vascolare, responsabile del maggior afflusso di sangue nell'area dei genitali, all'apparato muscolo-scheletrico, passando per il sistema nervoso ed endocrino e per il sistema delle citochine (molecole proteiche che fungono da segnali di comunicazione fra le cellule), che partecipano ad una valida fase di eccitazione.
La sua intensità è misurabile attraverso la frequenza cardiaca, la sudorazione, l'aumento della pressione arteriosa o la concentrazione di cortisolo.
Una insufficienza di questa seconda fase può essere parziale o totale e può riguardare diversi aspetti. Per esempio, anche davanti a un'apparente buona reattività fisica può esserci una deficienza a livello sensoriale; oppure una ipofunzionalità che impedisce di evolvere alla fase successiva.
La terza fase, detta plateau, è uno stadio in cui l'eccitamento si innalza fino a raggiungere il suo culmine. L'afflusso di sangue è al massimo e tutte le espressioni della fase precedente vengono intensificate.
Questa fase è molto delicata, soprattutto perché è retta totalmente dal sistema nervoso autonomo. Un buon tono e trofismo muscolare e l'efficienza vascolare sono elementi fondamentali perché funzioni, ma può essere messa in crisi da un intervento della neocorteccia. Sostenere questa fase è il compito più soddisfacente per chi lavora in questo ambito, perché quando si riesce a recupera un benessere in questa fase è...quasi fatta!
Il culmine, infatti, arriva con la quarta fase, ovvero l'orgasmo, in cui il piacere raggiunge l'apice e l'individuo si ritrova una perdita temporanea di contatto con la realtà. Da un punto di vista fisiologico questa fase può essere definita come un momento totalmente limbico e ipotalamico. Wilhelm Reich, intorno al 1920, descrive l'orgasmo come “la capacità di sapersi abbandonare alle convulsioni muscolari involontarie per scaricare l'energia sessuale”.
Nell'uomo questa fase è sempre molto intensa e stabile, lo sfintere della vescica urinaria si chiude, compaiono contrazioni ritmiche dei condotti seminali, dell'uretra e della prostata che portano all'eiaculazione di sperma ad intervalli regolari.
L'orgasmo per la donna può avere caratteristiche variabili e ondulatorie che non corrispondono ad un incremento regolare e progressivo sulla fase del plateau. In generale però si verifica un aumento della tensione muscolare e compaiono contrazioni della terza parete esterna della vagina, della muscolatura perineale e dell'utero.
Un disturbo che coinvolge questa fase è l'anorgasmia, ovvero il non raggiungimento dell'orgasmo. Ciò può dipendere da un'interruzione nel plateau e corrispondere ad una mancanza di eiaculazione oppure a un'eiaculazione retrograda, che esiste come tale, ma non è riconosciuta.
Un altro disturbo, invece è legato all'incapacità di sostenere l'orgasmo ed è determinato dall'insufficienza di alcuni dei parametri che lo determinano. Il segno che permette la diagnosi di questo disturbo è la sensazione di insoddisfazione residua.
La quinta e ultima fase, quella di risoluzione, vede un ritorno del corpo allo stato iniziale prima dell'eccitazione, con una progressiva regolarizzazione dell'afflusso di sangue ai vasi. Nell'uomo la risoluzione è caratterizzata da un "periodo refrattario" dopo l'orgasmo: l'individuo è poco o per nulla sensibile a qualsiasi tipo di stimolazione, il tempo di latenza è direttamente proporzionale all'età del soggetto. La donna, invece, se adeguatamente stimolata può rientrare nella fase di plateau e raggiungere rapidamente nuove ondate di piacere.
Disturbi in questa fase esistono come conseguenza di un'insoddisfazione legata alle fasi precedenti. Il livello di quiete interna a cui si giunge nella fase di risoluzione è direttamente proporzionale alla fluidità con cui si svolgono tutte le fasi che la precedono.
D. Cosa succede se queste fasi non si svolgono in maniera corretta?
R. - Ogni fase del ciclo di risposta sessuale può essere turbata da diversi fattori e compromettere il buon sesso. Ciò blocca l'uomo o la donna, in una condizione di insoddisfazione e di mancanza di piacere. È un problema che si può verificare anche nelle coppie che si amano.
La sessualità umana viaggia, come si è detto, in parallelo con le questioni sociali: è reduce dai rigidi codici morali delle generazioni precedenti, dal ricco percorso di svolte culturali degli anni '60 e '70, ma è niente se pensiamo che il genere umano pratica il sesso da quando esiste.
Di fronte ai disturbi sessuali sono state trovate diverse risposte, ma per praticare del buon sesso serve una rieducazione globale che ponga l'interesse su molti parametri, come il recupero del tono e della forza muscolare del pavimento pelvico, la capacità di rilassarsi e lasciarsi andare al piacere, la scelta più idonea degli alimenti, la capacità di stare in intimità, la caduta di falsi miti.
In sostanza è un lavoro complesso che ci vede impegnati nella ricerca e nella diffusione della salute sessuale, per integrare gli aspetti somatici e affettivi al fine di gioire di un'armonia di corpo, mente ed energia biochimica.
D - Quali effetti hanno avuto gli studi degli anni '50 e '70 sulla valutazione scientifica di questi fenomeni?
R. - Sicuramente hanno aperto la strada alla possibilità di studiare il sesso ed i suoi meccanismi con uno sguardo neutro e, nel corso del tempo, la tecnologia e la strumentazione di ultima generazione hanno permesso lo sviluppo di nuove scienze e l'apertura di nuove strade di comprensione.
Anche l'Amore e l'Eros, tradizionalmente territorio esclusivo di artisti, letterati e filosofi, sono diventati temi d'indagine scientifica e, grazie all'avvento della biochimica vengono oggi studiati come processi vitali.
L'uomo ha cercato innumerevoli volte di spiegare razionalmente questo sentimento complesso, provando a dargli un significato universale ed esistenziale. L'approccio scientifico forse attiva una logica non romantica perché valuta l'espressione affettiva come serie di interazioni molecolari. Ma non dobbiamo temerlo: conoscere la biochimica della nutrizione, infatti, non altera il nostro appetito, né il gusto per la cucina. Quindi, perché conoscere le basi biologiche dell'amore dovrebbe intaccare la passione dei sensi, il piacere, la gioia o la sofferenza che lo accompagna?
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