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Sessualità e Disfunzioni sessuali. Il ruolo del pavimento pelvico e i progressi della medicina


La sessualità è un argomento complesso, che non può essere affrontato partendo da un'unica angolazione. La conoscenza del proprio corpo, del suo funzionamento ed eventualmente del suo non-funzionamento rappresenta tuttavia una base imprescindibile per trovare un “incastro perfetto” che garantisca la propria salute sessuale.


D. - Cosa si intende per salute sessuale?

R. - La salute sessuale è stata definita ufficialmente nel 1974 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ne ha sottolineato le componenti somatiche, affettive, intellettive e sociali: "La salute sessuale risulta dall'integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettivi e sociali dell'essere sessuato che consentono la valorizzazione della personalità, della comunicazione e dell'amore. Si compone di tre elementi principali: essere capace di gioire, avendone la piena padronanza, di un comportamento sessuale e riproduttivo in armonia con un'etica sociale e personale; essere esenti da sentimenti di odio, di vergogna, di colpevolezza, di false credenze e altri fattori psicologici che inibiscono la risposta sessuale e turbano la relazione sessuale; essere esenti da turbe, malattie e deficienze organiche che interferiscono con le funzioni sessuali e riproduttive".

Tuttavia, i dati riportati alla Società Italiana di Andrologia non sono incoraggianti: si stima che l'assenza di salute sessuale, sul totale della popolazione italiana, corrisponda ad oggi ad un 13% di uomini che soffrono di disfunzione erettile (cioè di incapacità di sostenere l'erezione) e un 25 - 40% di eiaculazione precoce, con uno scarso controllo del punto di inevitabilità eiaculatoria, cioè il momento di “non ritorno”, in cui non è possibile evitare l'eiaculazione.

La Società Italiana di Urologia precisa inoltre che la popolazione maschile italiana, con una estensione anche ai giovani adulti, soffre di disfunzione erettile per il 48% tra gli over 35 con percentuali che superano il 50% con l'aumentare dell'età.

Dal canto loro, i dati per le donne forniti dalla Società Italiana di Uroginecologia riportano un 15% di vaginismo, una condizione che si manifesta con difficoltà o impossibilità di accettare la penetrazione, e un 12% di anorgasmia per incapacità di raggiungere l'orgasmo. L'incidenza totale di disfunzioni sessuali femminili in età fertile è compresa tra un 20% e un 43% che arrivano al 48% nel periodo della menopausa.

Le problematiche femminili come sono oggetto di studio più recente rispetto a quelle maschili che, avendo un'evidenza manifesta, hanno trovato spazio per prime nella medicina, dando vita a studi dedicati. Inoltre, parlare dei propri problemi sessuali è più difficile che parlare di altri disturbi, da ciò si evince che le disfunzioni sessuali – per entrambi i generi - sono sottostimate.

D. - Come è possibile con questi numeri parlare d'incastro perfetto?

Nell'immaginario comune l'incastro perfetto sembra esistere: forse anche solo per un istante ogni essere umano ci ha creduto, ha sognato l'amore con la "A" maiuscola, andando di certo ben più in là della questione anatomica.

Proprio l'Amore potrebbe essere considerato il nostro cliché più antico. La prima testimonianza scritta che lo riguarda ci è giunta attraverso una poesia sumera e risale a due o tre mila anni prima di Cristo. Della stessa epoca è la cosiddetta Epopea di Gilgamesh che contiene uno scritto esplicitamente erotico:

"Poni la mano, ti prego, su questo nascondiglio dolce come il miele: ponici la mano come su una stoffa piacevole da toccare, fermaci su la mano, come su una stoffa voluttuosa da palpare (..)".

Platone, dal canto suo, definisce l'amore un desiderio irrazionale, mentre Ovidio, a cavallo tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C., scrive l'Ars Amatoria. Sicuramente le testimonianze e i tentativi di spiegare l'amore si devono, da sempre, agli artisti, che attraverso la musica, la danza, la pittura e ogni mezzo espressivo hanno affrontato con coraggio e creatività questa complessità che appartiene a tutto il genere umano.

Con l'avvento del Cristianesimo l'aspetto sessuale legato all'amore è stato mortificato, trovandosi legato al peccato ed al diavolo, ed è rimasto di pertinenza religiosa fino all'800. In seguito, industrializzazione, urbanizzazione e crisi del potere temporale della Chiesa hanno indotto un cambio dei costumi che tra il XIX e il XX secolo si è espresso – tra le altre cose – in un fiorire dei bordelli e un conseguente aumento esponenziale di malattie sessualmente trasmesse.

La Chiesa è stata così costretta a cedere il passo alla medicina e alla nascita dei primi istituti sanitari che si occupassero del sesso da un punto di vista clinico, anche se solo in pieno '900 sono iniziati i primi studi scientifici in merito.

Oggi strumenti come la risonanza magnetica funzionale hanno permesso lo sviluppo delle neuroscienze ed abbiamo la possibilità di vedere l'attivazione di aree specifiche del cervello in risposta a determinati stimoli. Insomma, possiamo ampliare il nostro punto di vista e di capire un poco di più anche di fenomeni che fino a solo quarant'anni fa erano considerati di pertinenza psicologica.

Grazie alle neuroscienze e ad altre branche come la neurofisiologia comportamentale, infatti, possiamo svelare alcuni aspetti del desiderio, dell'amore, delle emozioni e del legame tra le persone. Si tratta di una sfida affascinante che pone molte domande, e che a volte può risultare scomoda per il modo in cui oggi pensiamo all'amore. Quell'Amore che è dentro di noi, profondamente integrato nel cervello e rispetto al quale le conoscenze acquisite ci danno più strumenti per comprenderci l'un l'altro.


D. - Come può la scienza aiutare ad ottenere una sana vita sessuale?

Innanzitutto ricerche scientifiche e spunti di riflessione nell'ambito della rieducazione e della riabilitazione possono guidare il lettore nel viaggio attraverso un argomento complesso, che parte dall'incontro intimo tra lui e lei per giungere a riscoprire l' "incastro perfetto".

Ad esempio, una delle zone del corpo molto importanti per una sessualità attiva e soddisfacente è il pavimento pelvico. Si tratta di un distretto corporeo caratterizzato dall'insieme di muscoli e fasce alla base del comparto che copre addome e pelvi e che regola le funzioni di vescica, utero e retto. Il mal funzionamento di questa zona può portare a disturbi che coinvolgono ampie sfere della quotidianità e della sessualità.

Per le diverse specie animali, la salute del pavimento pelvico è cruciale per la sopravvivenza poiché è direttamente coinvolto nella funzione riproduttiva. Tale struttura anatomica, inoltre, è il denominatore comune della funzione genitale, urinaria, defecatoria e sessuale che rappresenta la connotazione stessa di uno scambio amoroso per il genere umano.

Ad oggi, però, la visione della medicina è radicata in un approccio settoriale che tiene concettualmente separati ciò di cui si occupano il proctologo o il gastroenterologo da quanto è competenza di ginecologo o l'urologo. Ovvero il setto retto-vaginale e il setto retto-prostatico, pur insistendo sulla stessa area anatomica, sono oggetto di studi, diagnosi e cure da professionisti diversi.

Da un lato questo aspetto è legato alla natura stessa dell'attività scientifica: tutte le scienze, per essere studiate ed esercitate, hanno bisogno di confini per definirsi ed arginare l'immenso bagaglio conoscitivo che si apre e che tende apparentemente all'infinito quando si studia l'essere umano.

Tuttavia, quando si parla di pavimento pelvico l'esigenza di una multidisciplinarietà è ineludibile, perché esso include, in un sofisticato intreccio neuromuscolare, le parti terminali dell'apparato gastrointestinale, di quello urinario e del sistema riproduttivo-sessuale. La salute dell'insieme dipende quindi, dall'armonico equilibrio tra questi diversi sistemi.

Le disfunzioni del pavimento pelvico, tuttavia, vengono attualmente trattate distinguendo un perineo anteriore, di competenza uro-ginecologica, da un perineo posteriore, di competenza proctologica. Questa separazione, nella pratica ambulatoriale quotidiana che si rivolge alla cura della persona, viene vissuta come un'inerzia. È invece da combattere su più fronti, dal momento che, anche gli stessi pazienti spesso non hanno una visione olistica del proprio corpo.

Quando la problematica è di tipo sessuale questo approccio manifesta tutti i suoi limiti, che diventano evidenti poiché entrano in gioco l'integrità anatomica, la psicoplasticità e la neuroplasticità.

Nelle disfunzioni sessuali, infatti, deve essere presa in considerazione la comorbilità, ovvero la presenza contemporanea di più disturbi, e quindi diventa necessaria la compresenza di più specialisti che se ne occupino.


D. - Quali sono i disturbi collegati alle disfunzioni del pavimento pelvico?

R. - Chi si occupa di riabilitazione del pavimento pelvico incontra facilmente pazienti che denunciano problemi di stipsi cronica, è la situazione più frequente. Questa può avere origine da una disfunzione motoria del colon, da una ano-rettale o da alterazioni psico-comportamentali.

La stipsi cronica può ripercuotersi a livello proctologico, urologico e sessuale sia nell'uomo che nella donna. Infatti numerosi studi affrontano questo argomento per meglio definire la percentuale di coesistenza dei diversi disturbi, dei meccanismi fisiopatologici condivisi e le strategie terapeutiche più efficaci.

Un elemento costante nei quadri di stipsi cronica è la stasi fecale, (cioè le feci restano ferme nell'intestino). Tale disturbo può portare a problemi dell'evacuazione e/o ad un'iperattività del pavimento pelvico, che a sua volta può portare a dolore e spasmo del muscolo elevatore dell'ano.

Tra tutti i muscoli del pavimento pelvico, l'elevatore dell'ano è quello più coinvolto nella pratica del sesso, perché modula la ricettività e la responsività, contribuisce al piacere fisico e al raggiungimento dell'orgasmo. Se questo muscolo è alterato e non riesce a contrarsi e rilasciarsi in maniera normale si possono originare disordini della funzione sessuale.

Se l'alterazione è un'iperattività, il paziente va incontro per lo più a sindromi dolorose, fin dall'infanzia o dall'adolescenza. Per le ragazze questa iperattività può essere considerata il segnale di una maggiore vulnerabilità al vaginismo o alla dispareunia (dolore della vulva durante l'atto sessuale) e si può fare in modo di prevenire tali disturbi con un programma rieducativo.

Se invece l'alterazione è una ipoattività, il paziente va incontro ad una ridotta sensibilità dal punto di vista sessuale.


D. - Ci sono cause per questi problemi al muscolo elevatore dell'ano?

R. - Sicuramente alcuni fattori possono danneggiarlo, per esempio un parto difficile e la conseguente episiotomia (cioè l'incisione che si pratica sui muscoli della vagina e del perineo per favorire la nascita del feto).

Quando il muscolo elevatore è danneggiato ne risente tutta la risposta sessuale, a cominciare dall'eccitazione che non beneficia delle necessaria lubrificazione vaginale per le donne e comporta una mancanza di erezione negli uomini.

Questi problemi si traducono in insoddisfazione fisica ed emotiva, che finiscono per influenzare negativamente la sfera del desiderio e lo slancio erotico. Tuttavia, come la psiche modifica la biologia cerebrale e corporea, anche la biologia corporea e cerebrale può condizionare e modificare le espressioni psichiche. È a questo punto che entrano in gioco le comorbilità: la carenza di estrogeno o di testosterone, così come un eccesso di prolattina, l'assunzione di farmaci antidepressivi o la stanchezza cronica, sono condizioni in cui il desiderio sessuale è in deficit.


D. - Come si può rimediare?

R. - Data la variabilità e la complessità dei quadri clinici è necessario ricorrere ad un esperto in ambito sessuologico per una riabilitazione completa, o meglio ad un team che possa eseguire diagnosi e proporre una terapia adeguata per la molteplicità di disturbi e condizioni: l'ipertono, l'ipotono, l'insoddisfazione, l'anorgasmia, i problemi nella fase dell'eccitazione, i danni ai fasci del muscolo pubo-coccigeo, la stipsi, l'incontinenza urinaria, il dolore durante il coito, le infiammazioni e le cistiti ricorrenti sono situazioni che richiedono un supporto professionale accurato e multidisciplinare.

La terapia deve svilupparsi allargando il punto di vista dal semplice apparato ad una visione sistemica che ponga attenzione a tutta la componente muscolare nel suo insieme posturale, a quella urologica, proctologica, intestinale e a tutto ciò che può essere legato al calo della libido, dell'eccitazione e dell'orgasmo. Una o più figure sanitarie che coinvolgano entrambi i partner e abbiano una visione panoramica, sono indispensabili per contribuire largamente alla salute dell'uomo, della donna e della loro relazione.

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