Il corpo in attesa, dal solstizio d’inverno all’equinozio di primavera.
Nel “Ramo d’oro”, l’antropologo James Frazer parla delle connessioni profonde tra religione e pratiche magiche nel corso della storia. Le pagine più suggestive sono dedicate al culto della Dea Diana e a quella del giovane Attis. Nel Matrimonio Sacro il capitolo 12 è dedicato al culto di Diana Dea, agli animali domestici e selvatici, ai boschi e alla fertilità. Nel culto di Diana c’era una credenza diffusa che le piante riproducessero la loro specie attraverso l’unione sessuale degli elementi maschili e femminili e secondo il principio magico della natura si supponeva che questa riproduzione fosse stimolata da un matrimonio fra uomini e donne, che in quella occasione si mascheravano da spiriti della vegetazione. Sappiamo infatti che comunemente si credeva che cibarsi di animali selvatici (vedi pipistrelli, pangolini, ecc…) veniva considerato un incesto che causava carestie, deforestazioni e malattie, per cui era giusto pagare un tributo alla Dea della fertilità, sotto forma di riti, feste e cibo. Lo scopo era di indurre la madre terra a essere feconda. Così il matrimonio sacro tra la luna e il sole veniva celebrato come un incantesimo per assicurare alla terra la fertilità, inoltre aveva anche uno scopo educativo ossia quello di non dare al popolo un’orgia licenziosa volta a distruggere il pianeta. Mentre nel culto di Attis, un bellissimo giovane, il suo sacrificio e lo spargimento di sangue rendeva fertile la terra e nell’antichità veniva ricordato con feste e danze in prossimità dell’equinozio di primavera. Sarebbe probabilmente un errore considerare queste storie come semplici invenzioni del favoleggiatore. Sono antiche favole di morte simbolica e di salvifica resurrezione, le stesse che ci raccontiamo, in forme diverse, da circa un anno, da quando ci stringiamo su noi stessi per la pandemia, certi che la primavera tornerà e la natura riprenderà il suo ciclo vitale.
D – Quali sono gli effetti che la pandemia sta producendo su di noi?
R - La pandemia ha cambiato il tempo e così il nostro corpo. Questo è il primo riferimento
alla psicologia della percezione e alla relazione con il nostro corpo, al suo modo di essere sociale: i mammiferi per sopravvivere hanno bisogno di stare insieme.
Gli esempi con questa distopia si contano numerosi, pensiamo a: la ola negli stadi a ritmo di condivisione con gli altri tifosi, cantare insieme, abbracciarsi, l’intimità delle sale cinematografiche, nei ristoranti, bar, dove si beve un bicchiere di vino condividendo un’emozione, i grandi concerti musicali dove si balla e si canta insieme, per non parlare dei luoghi di culto dove i gruppi corali cantano insieme. Tutto ciò fino a poco tempo fa.
D – Cosa si intende per gruppi corali?
Per gruppi corali intendo anche parlare, sentire le voci nei mercatini, ascoltare la gente quando comunica scambiarsi attraverso il suono della voce il potere di evocare, sono mezzi di intermediazione con cui parlare della vita, dell’amore, della morte, degli addii. Tutto questo ormai è un ricordo del passato.
I gruppi di ricerca hanno appurato che lo stare insieme attraverso gruppi corali sincronizza i battiti cardiaci dimostrando che le pulsazioni del cuore si accelerano e si rallentano con la stessa velocità, anche perché è necessario che il corpo segua un ritmo per conformarsi alla scansione e alla cadenza delle altre emissioni vocali, di conseguenza anche il respiro si adegua al tempo e alla regolarità. Cantare insieme vuol dire rapportarsi e sintonizzarsi con gli altri. Virckoff, con lo studio su questi fenomeni, ha dato rilevanza anche ad alcune dinamiche del sistema nervoso autonomo accostandosi alla teoria polivagale (S.W.Porges) e osservando che quando si creano gruppi vocali, i sistemi simpatico e parasimpatico lavorano in maniera ottimale con il massimo equilibrio all’interno dell’organismo perché al momento in cui si espira si attiva il nervo vago. L’attività vocale regola l’attività del nervo vago, che è coinvolto nella nostra vita emotiva e nella nostra comunicazione con gli altri… come quella che teniamo nella relazione con gli altri attraverso il parlare…e che l’atteggiamento di tutto il corpo è posto anche nella direzione della “regolazione dell’emozione”. Quindi se viene ridotta l’azione vocale essa influenza negativamente anche l’attività del sistema nervoso autonomo e allo stesso tempo quella emotiva.
D – Parafrasando gli antichi, come possiamo considerare questo periodo?
Se si dovesse dire qual è il principio che regola tutto quello che emerge è il rispetto “Bisogna guardare alla vita e al mondo in tutti i suoi stati d’animo sfuggevoli ed evanescenti, con estremo rispetto. Vedere dignità e bellezza in ogni aspetto della danza della vita” (John Hassel)
Komentarze